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"Impostor": Thomas Noone e i suoi perturbanti pupazzi

07/05/2024
"Impostor": Thomas Noone e i suoi perturbanti pupazzi
"Impostor" di Thomas Noone

ROMA Un viaggio alla scoperta di sé stessi attraverso il dialogo con un perturbante pupazzo di grandi dimensioni.

Venerdì 10 maggio allo Spazio Rossellini di Roma, Vertigine – la stagione danza realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound curata da Valentina Marini – presenta in Prima Assoluta Impostor la nuova creazione di Thomas Noone, coreografo e danzatore londinese di nascita e spagnolo d’adozione, che da oltre 20 anni segna la danza contemporanea con il suo stile gestuale e corporeo davvero unico.

Ispirato da un racconto di Edgar Allan Poe del 1932 intitolato “Le Duc de l’Omelette", Impostor è un dialogo interiore, una conversazione con il proprio alter ego, immaginario o, all’apparenza, reale. È un esame di sé, volto a capire cos’è quello che consideriamo il nostro demone interiore, chi è quest’alter ego con cui parliamo, e come questi tinge la percezione del nostro Io. Ma pone anche il quesito sul fatto che, forse, non c’è nessun demone, e nessun alter ego, ma stiamo semplicemente iniziando a considerare, o forse a riconoscere, i nostri difetti, o la parte più buia di noi. La performance si rivela così come il rifiuto di una lettura della realtà basata sulla dicotomia bene-male e una presa di coscienza della complessità del mondo, una sorta di osservazione-meditazione alla ricerca del punto di equilibrio.

“Nella performance non c'è un unico impostore, la questione è piuttosto chi sostituisce chi. Nell'opera inseguo l'idea della non dualità e che non ci sono assoluti, ma diverse posizioni tra le polarità, e come tali tutte le persone presenti costituiscono un'unica essenza. Questo si sposa a meraviglia con l'idea dell'animare una marionetta e crea una contraddizione visiva su chi controlla chi, chi occupa il ruolo di protagonista e chi semplicemente sta al gioco o è giocato. Per me è interessante osservare quando la presenza del mio corpo è necessaria per far vivere la marionetta e quando invece deve svanire sullo sfondo, è importante concentrarmi su questo spostamento di attenzione dal mio corpo di danzatore a quello dell'oggetto, eliminando le possibilità di ossessione sul sé.” (Thomas Noone)

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