People

Philippe Kratz vi racconto il mio Phoenix

Al Ponchielli di Cremona il 19 aprile

Di Giuseppe Distefano 14/04/2017
Philippe Kratz vi racconto il mio Phoenix
Philippe Kratz vi racconto il mio Phoenix

La parola simboleggia non solo l’eternità dello spirito ma anche la morte e la rinascita. L’Araba Fenice che “rinasce dalle proprie ceneri” è diventata anche un modo di dire per indicare un periodo difficile della vita, attraverso cui l’individuo si forgia per rinascere più forte di prima. È questo il tema che indaga Philippe Kratz nella sua nuova coreografia Phoenix per Aterballetto. E usa la parola resilienza per esprimere il bisogno di mantenere nella vita “una costanza, una resistenza, qualcosa che ci fa vivere, che ci fa andare avanti anche nei momenti di difficoltà nonostante tutto”.

Philippe, come mai ha voluto affrontare questo tema?
Ci sono dei momenti in cui mi chiedo che cosa sto facendo, e perché. L’idea mi è venuta indirettamente da mia madre, che ha ospitato in Germania, dove vive, dei ragazzi siriani in fuga dal loro paese. Questa sua spinta ad aiutare le deriva forse dal fatto che anche mia nonna era sfuggita dalla Slesia, perché all’epoca i tedeschi venivano cacciati. Queste storie mi hanno sempre impressionato. Abbandonare il proprio paese è un’esperienza forte, drammatica. Ho voluto parlare di questo e della pazza voglia di vivere che subentra nonostante le difficoltà. Ovviamente non pretendo di rispecchiare le difficoltà di questa gente, ma esprimere la voglia di fare, di agire, di provare nonostante tutto.

Come ha lavorato con i nove danzatori di Aterballetto?
È una fortuna lavorare con persone che conosco bene, permette di creare coinvolgendoli direttamente.

Che tipo di richieste, di domande, ha fatto?
Domande del tipo: far nascere uno scarafaggio o un giovane animale che ha difficoltà a staccarsi da terra. Oppure: spostarsi nello spazio, scivolare, collassare, muoversi come un ragno gigante che sta provando un dolore immenso, ma, nello stesso tempo che prova una sensazione di gioia.

Come ha immaginato la scenografia?
Semplicemente con tre luci appese in punti diversi e in profondità, che si possono muovere e abbassare. Immagino un ambiente urbano con edifici in costruzione.

 

Teatro Ponchielli Cremona
19 aprile, Aterballetto, Phoenix, cor Philippe Kratz

www.ponchielli.it

© Riproduzione riservata

daf2-itahfmdk-2024anticorpixl-extra-2024joffrey-2024goubeamat-2024daf1-itaartemente-audizioni-2024orbita-2024wwa-2024
flic35

Vedi anche...