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"Suspended Chorus" , Gribaudi in dialogo con il pubblico

25/04/2025
"Suspended Chorus" , Gribaudi in dialogo con il pubblico
Suspended Chorus (ph. Andrea Macchia)

TORINO Debutta alle Fonderie Limone di Moncalieri il 17 maggio (replica il 18) Suspended Chorus, il nuovo lavoro di Silvia Gribaudi, artista associata del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Ancora una volta l'artista torinese si confronta da sola in scena con il pubblico.

Lo spettacolo, presentato in prima nazionale nell’ambito di Torinodanza Extra, percorso multidisciplinare tra danza e teatro performativo all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino, è un assolo nato dal bisogno della coreografa di rinnovare il proprio dialogo con il pubblico e di riflettere sul modo in cui guardiamo il corpo altrui.
Prodotto da Associazione Culturale Zebra e co-prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, La Corte Ospitale, Rum för Dans, Le Gymnase CDCN – Roubaix e What You See Festival, Suspended Chorus andrà in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri anche domenica 18 maggio e sarà poi in tournée in Europa per il triennio 2025-2027. La co-regia e i video sono di Matteo Maffesanti, le musiche del compositore trentino Matteo Franceschini e il disegno luci di Luca Serafini.

Suspended Chorus è il titolo del nuovo lavoro di Silvia Gribaudi, un assolo in cui la performer mette in scena sé stessa per rinnovare il proprio dialogo con il pubblico. La riflessione al centro della performance verte sulla modalità con cui guardiamo il corpo dell’altro/a, in quali forme lo ingabbiamo e come possiamo rivoluzionare il nostro sguardo. La coreografa traccia una narrazione scenica attraverso immagini e movimento, portando al limite lo sforzo del suo corpo cinquantenne per rivelare il flusso dinamico che va oltre il cambiamento legato all’età. Il progetto nasce dallo studio di pioniere della danza come Isadora Duncan, Anna Pavlova e Pina Baush, esplorando i desideri che muovono i nostri corpi e immaginando il pubblico come un coro/testimone che esprime desideri e compie gesti insieme. Spettatrici e spettatori diventano parte integrante del lavoro, entrando in dialogo con la coreografia e trasformandosi così in un coro sospeso, fluttuante, plurale e necessario. Questo nuovo spettacolo di Gribaudi si concentra sulla destrutturazione dei codici moderni della bellezza e sulla valorizzazione dell’impermanenza e della mortalità del corpo umano.

«La ricerca che sta alla base del progetto Suspended Chorus – racconta Silvia Gribaudi – nasce dalla necessità di ritrovarmi a vivere da sola il palco vuoto, per rimettere al centro la nuda relazione tra performer e pubblico. Vorrei poter approfondire la relazione che scaturisce tra le comunità temporanee che si creano durante ogni atto performativo. Questo si intreccia con l’urgenza di alcune domande a cui cerco risposta: in che modo una danza può influenzare il mondo circostante? Come, e da cosa, nasce la potenzialità e la capacità di influenzarsi a vicenda tra esseri umani? Quale relazione esiste tra danzare e generare piacere? Come un impulso da individuale può diventare collettivo e generare coralità? Vorrei partire dallo studio delle esperienze di alcune delle pioniere della danza dei primi del ‘900 quali Anna Pavlova, Isadora Duncan e Truda Kaschmann. Ognuna di queste danzatrici, anche se di origini culturali e periodi storici differenti, ha in comune l’aver sfidato le convenzioni e l’aver influenzato la società dell’epoca. Hanno rivoluzionato, sovvertendo i codici e creando una nuova danza che ha scosso, aprendo nuovi spazi di libertà. Oggi, quale rivoluzione è necessaria? La danza può creare uno spazio di esplorazione e trasformazione collettiva? In Suspended Chorus voglio sperimentare un allenamento all’empatia tradotto in coreografia, dove il pubblico si possa fare partecipe della danza di chi è sul palco. Un pubblico che diventi un “coro” senza copioni né spartiti, in relazione attiva e improvvisata con chi performa. Che possa abitare il dialogo sottile degli spazi “vuoti”, di silenzio, di indefinitezza e di sospensione. Voglio creare una coreografia indefinita che arrivi a completarsi solo grazie all’interazione con chi è venuto in teatro quella sera. Una composizione che, intrecciando l’empatia alla comicità, metta in discussione convenzioni sociali e stereotipi attraverso un atto di rivoluzione, perché in teatro possiamo allenarci ad essere un coro, metafora delle società che contribuiamo a costruire».

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