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FOG vol.2: parte il 6 ottobre il festival delle performing arts

Alla Triennale di Milano

Di Maria Luisa Buzzi 27/09/2020
FOG vol.2: parte il 6 ottobre il festival delle performing arts
FOG vol.2: parte il 6 ottobre il festival delle performing arts

MILANO “Spostare la rappresentazione, nell’incertezza dei nostri tempi attuali, significa ripensare lo sguardo. E il senso anche di una propria necessità. Tempi sospesi in cui (ri)programmare un futuro teatrale possibile con attenzione particolare alla scena italiana (e un arrivederci alla prossima primavera a molti artisti stranieri). Riconquistare una relazione con il pubblico, con i suoi desideri e le sue paure. Tornare ad abitare uno spazio di incontro e contatto, distanziati (probabilmente), in un clima di effervescente attesa. FOG appare, fermo nelle sue incertezze, come una visione instabile, molecolare. A delineare una presenza possibile, a testimoniare l’urgenza dei corpi, la loro vitalità incontenibile.”

Introdotto da questa riflessione del Direttore Artistico di Triennale Milano Teatro Umberto Angelini, “L’ABITUDINE È UNA COSA MERAVIGLIOSA” è il claim scelto per la seconda parte di FOG Triennale Milano Performing Arts.

Dopo l’annullamento di marzo, a seguito dell’emergenza Covid-19, e la prima tranche di appuntamenti del vol.1, inseriti nel palinsesto di Triennale Estate, il festival di Triennale Milano dedicato alla live art torna dal 6 ottobre al 20  dicembre con FOG vol. 2, che porterà sul palco di Viale Alemagna molti dei protagonisti previsti per la terza edizione insieme ad alcune importanti novità: 
17 appuntamenti, 13 spettacoli tra i quali 5 prime assolute, 1 produzione e 8 coproduzioni per 43 repliche complessive, una Lectio Magistralis, due film e un progetto video realizzato ad hoc. Ad affiancare il palinsesto di eventi, un denso programma di workshop e laboratori curati dagli artisti del festival, EXTRA, che segue e amplifica la programmazione ufficiale.
 
“Con la programmazione di FOG vol. 2 torniamo a far pulsare quella macchina straordinaria che è il nostro teatro – afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano. In questi mesi ci è sembrato sempre più evidente che senza la presenza del pubblico, senza quel dialogo silenzioso che si rinnova ogni sera tra chi è sul palcoscenico e chi è in sala, il teatro perde completamente il suo senso. Ed è per questo che con impazienza ed entusiasmo attendiamo l’inizio di FOG.” 
 

La proposta di FOG vol. 2 concentra necessariamente il proprio obiettivo sull’Italia, mantenendo tuttavia intatta la vocazione internazionale che ha caratterizzato la proposta di Triennale Milano Teatro a partire dal 2017: un’impronta che trova riscontro nella Lectio Magistralis tenuta da Stefan Kaegi, membro fondatore del pluripremiato collettivo Rimini Protokoll, uno dei più interessanti autori attivi sulla scena europea e mondiale, tra gli appuntamenti di apertura (19 ottobre), ma anche nel film di Éric Minh Cuong Castaing, L’Âge d’or, che esplora le modalità relazionali, le rappresentazioni e la percezione del corpo nell'era delle nuove tecnologie (24 novembre); in Book is a book is a book  della compagnia svizzera Trickster-p – in cui il teatro dialoga con le arti plastiche, lo spazio, la scenografia e l’architettura (19-22 novembre); nel progetto video Scenes for Survival, presentato in collaborazione con British Council e National Theatre of Scotland (10-15 novembre), e nella ripresa di The Night Writer. Giornale Notturno, lo spettacolo di Jan Fabre interpretato da Lino Musella – che gli è valso il Premio Ubu 2019 come “miglior attore” (10-13 dicembre).

Una programmazione che intende fornire come sempre spunti di riflessione critica e nuovi punti di vista sulla società contemporanea, affrontando temi legati all’attualità, alle trasformazioni socio-politiche del mondo odierno, alle aspettative nei confronti del futuro e delle nuove generazioni, per rendere Triennale Milano Teatro portavoce di istanze culturali, ma anche storiche e sociali, come è da sempre compito del teatro.

La riflessione sui meccanismi e sulle pratiche della democrazia di oggi legate all’appartenenza di genere (ma non solo), al valore della narrazione pubblica di queste tematiche e alla loro dimensione collettiva, sono invece centrali nello spettacolo Come Out! Stonewall Revolution di Margherita Mauro e Michele Rho, nuova co-produzione targata FOG in prima assoluta al festival, che mette in scena le vicende legate alla storica rivolta dello Stonewall Inn, che ha portato alla nascita del movimento globale LGBTQI+, per allargare l’inquadratura e ragionare sui temi del potere, dei diritti, della violenza pubblica e privata e della solidarietà umana (6-11 ottobre); in Chi ha ucciso mio padre del duo Deflorian/Tagliarini, tratto dal testo del giovanissimo e controverso autore francese Édouard Louis, caso editoriale degli ultimi anni, che racconta con disperata dolcezza e lucida aggressività della “resa dei conti” fra un figlio e un padre ossessionato dal maschile, terrorizzato dalla consapevolezza di essere un “perdente” come soggetto sociale (17-20 dicembre); nell’inedito esperimento a sei mani sulla “dromoscopia” condotto da Luigi De Angelis, Michele Di Stefano, Lorenzo Gleijeses in Corcovado; in KEO di Elena Sgarbossa, che prende il titolo dal nome di un satellite artificiale contenente una capsula del tempo con tutti i messaggi degli abitanti della Terra (14 novembre).

Il tema del rapporto tra uomo e tecnologia è uno degli elementi della società contemporanea su cui FOG vol. 2 riflette: è il caso del progetto curato da Ariella Vidach, tra le più note coreografe italiane ad aver esplorato la relazione tra danza e nuove tecnologie, che vede il coinvolgimento di giovani coreografi e collettivi di artisti multidisciplinari per una riflessione sulla commistione tra corpo e macchina – con Frequencies of Gesture di Andrea Giomi – Martina Zena, object oriented choreography (wisiwyg) di Francesco Luzzana  e un terzo lavoro in via di definizione, tutti in prima assoluta (5-6 novembre).

Ma la danza è tra le grandi protagoniste di questo vol. 2 anche con il lavoro di Marco D’Agostin, vincitore del Premio Ubu 2018 come “miglior performer under 35”, che in First Love compone il suo personalissimo omaggio alla campionessa italiana di sci di fondo Stefania Belmondo (28 novembre); con NO RAMA di Annamaria Ajmone, tra le più apprezzate interpreti della coreografia italiana contemporanea e artista associata di Triennale Milano Teatro per il triennio 2020-2022 (17-18 novembre), e con GHOST We are the idiots di Barokthegreat, che esplora la complessa relazione tra musica elettronica, corpo e movimento (14 novembre).

La musica (dal vivo) si lega invece alla parola in Gancio Cielo di Francesco Cavaliere, audio-storia in italiano con colonna sonora elettronica astratta (17 novembre), mentre la commistione tra musica e cinema è al centro di Il primo moto dell’immobile di Sebastiano d’Ayala Valva, dedicato al compositore Giacinto Scelsi (3 novembre). L’occhio della telecamera torna protagonista, a riprova della volontà di strutturare una proposta sempre più multidisciplinare, in Scenes for Survival, progetto presentato in collaborazione con British Council a partire dall’omonimo ciclo di opere video prodotte dal National Theatre of Scotland e realizzate in risposta alla diffusione del Covid-19 (10-15 novembre).

 

Nella foto Deflorian Tagliarini in "Chi ha ucciso mio padre" (foto Andrea Pizzalis)

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