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Federico Bonelli: "noi ballerini facciamo Schiaccianoci con molto piacere"

Lo aspettiamo al cinema

Di Sergio Trombetta 06/12/2013
Federico Bonelli: "noi ballerini facciamo Schiaccianoci con molto piacere"
Federico Bonelli: "noi ballerini facciamo Schiaccianoci con molto piacere"

LONDRA - Non saranno cifre da concerto rock, ma non sono comunque da trascurare gli spettatori, fra i 40 e gli 80mila, che giovedì prossimo, 12 dicembre, vedranno Federico Bonelli al cinema in “Schiaccianoci”. Come ormai fanno l’Opéra di Parigi e il Bolshoj, anche il Covent Garden trasmette in diretta al cinema i balletti e le opere di maggior richiamo. Mille sale in 38 nazioni, 70 soltanto in Italia (www.rohalcinema.it) distribuito dalla QMI.

Dunque per restare al nostro paese, almeno 3000-5000 persone (contati per difetto) potranno ammirare questa gloria nazionale, che da noi non ha la fama che si merita ma che da dieci anni è étoile al Royal Ballet, dopo avere danzato a Zurigo e nel Balletto Nazionale Olandese.

Gloria piemontese, per la precisione: nato a Genova ma da genitori di Casale Monferrato (dove è nato anche Roberto Bolle), cresciuto alla scuola del Teatro Nuovo di Torino, prima di intraprendere una carriera internazionale. Come fanno molti.

Danseur noble: per il suo fisico slanciato, per il movimento elegante senza affettazioni, per il bel viso bruno. Perfetto nel il ruolo di Prince Coqueluche, il consorte di Fata Confetto con cui esegue il passo a due del secondo atto di “Schiaccianoci”. Uno dei massimi momenti della danza accademica.  “È danza allo stato puro – spiega Bonelli – musica e movimento. Una musica che ti dà davvero la carica, ti coinvolge al massimo grado”.

Contento del successo di cui gode a Londra e in teatro, Bonelli molto raramente accetta di fare da guest star in altri teatri. Un “lavoratore” serio, ripagato dalla compagnia che lo utilizza nei titoli più importanti: “Il Royal Ballet è un vortice di produzione e balletti diversi. Questa compagnia lavora duro, abbiamo circa quindici titoli all’anno, tredici qui all’Opera House e un paio in tournée. Quindi siamo costantemente in prova, la mole di lavoro è molta”.

E aggiunge: “Qui c’è una grande considerazione per il nostro lavoro. Per molti aspetti siamo una compagnia all’avanguardia nell’ ‘attenzione al training. Il nostro mestiere è arte, ma anche esercizio fisico. Facciamo anche pesi. Può sconcertare vedere ballerini e delicate ballerine sollevare pesi, ma questo aiuta molto dal punto di vista fisico”.

Tornare a lavorare in Italia? “A me piacerebbe molto, ma il problema purtroppo è che in Italia le compagnie chiudono, le occasioni sono sempre di meno e i danzatori se ne vanno all’estero”.

Perché nelle grandi compagnie straniere il mestiere ha l’apprezzamento che merita e non si passa la vita in sala ballo ad aspettare le poche occasioni: “A me è successo per esempio di andare in scena 120 volte in un anno. È vero, ero ancora nel corpo di ballo quindi facevo molte più repliche. Oggi come principal ne faccio di meno, ma sono ruoli più impegnativi tecnicamente”.

E intanto molti fanno le valigie e se ne vanno.  Gli ultimi due, in ordine di tempo, sono Petra Conti e Eris Nezha primi ballerini della Scala che sono andati al Boston Ballet dove, di solo “Schiaccianoci”, in queste settimane sono previste 38 repliche.

“Siamo onesti – precisa Bonelli - i ballerini fanno “Schiaccianoci” con molto piacere, la musica di Ciajkovsky è splendida, spesso la coreografia è molto bella, ma è chiaro che ci può interessare anche qualche altro spettacolo più impegnativo sul piano dell’interpretazione”.

Già perché “Schiaccianoci”, ambientato la notte di Natale in una ricca famiglia nel primo 800, è un balletto imprescindibile per le feste nel mondo anglosassone. Per quanto nato nella Pietroburgo zarista nel 1892, non c’è grande metropoli inglese o americana che non lo metta in scena per il periodo delle feste: “Lo facciamo immancabilmente ogni anno. Succede che si possano trovare due diverse versioni nella stessa città”.

In effetti: a New York son previste 47 repliche al New York City Ballet e 12 all’American Ballet Theatre.  A Londra 22 repliche alla Royal Opera House e 38 al Coliseum con l’English National Ballet.

“Spesso - commenta Bonelli -, è lo spettacolo che permette di rimettere in sesto le finanze delle compagnie di danza”. Il danzatore non lo dice, ma in gergo spettacoli così li chiamano “cashcow”: mucca da soldi. Al Covent Garden è già tutto sold out. Quindi non resta che vederselo al cinema. E senza andare a Londra: “Il cinema abbatte le barriere geografiche e sociali. Si può vedere un balletto come in teatro, ma in più mangiando i popcorn” scherza il danzatore. Senza contare che spesso i piani ravvicinati consentono una visione migliore che da un posto molto più caro in fondo alla platea o in balconata.

E poi vuoi mettere il piacere di vedere uno “Schiaccianoci” scintillante e filologicamente corretta: “La nostra versione è firmata da Peter Wright. Ma il balletto a Londra è stato montato per la prima volta da Nikolaj Sergeev nel 1934”.

Quindi c’è un filo diretto che lo lega all’originale pietroburghese: “Noi manteniamo la divisione dei ruoli fra Clara e Schiaccianoci e Fata Confetto e il suo consorte, i signori del Paese dei Dolciumi. C’è una scena di pantomima all’inizio del secondo atto quando Schiaccianoci spiega alla Fata confetto come Clara lo abbia salvato nella battaglia contro i topi che noi facciamo ancora e spesso viene omessa”. 

© Riproduzione riservata

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