People

Claudio Coviello, il bisnipotino di Nizhinskij

Nuovo ballerino "solista" del Corpo di Ballo della Scala

Di Sergio Trombetta 05/01/2013
Claudio Coviello, il bisnipotino di Nizhinskij
Claudio Coviello, il bisnipotino di Nizhinskij

MILANO - Di Claudio Coviello Roberto Bolle ha detto: “È una pura gemma”. Di Roberto Bolle Claudio Coviello ha detto: “È il mio modello, il mio mito irraggiungibile”.

Scambi di carinerie fra una stella assoluta e un absolute beginner sul quale sono puntati gli occhi di tutti. Venti anni, nato a Potenza, dal 2010 nel corpo di ballo della Scala, Coviello in realtà è diverso da Bolle. Entrambi, maturità a parte, hanno linee eleganti, presenza scenica, viso affascinante. Mentre però la grande stella incarna un ideale apollineo, Coviello, per gli occhi dal taglio orientale, il collo taurino, il collo del piede espressivo e straordinariamente arcuato (che ogni ballerina gli ruberebbe volentieri) sembra nascondere un mix morbido e dionisiaco insieme. Quasi un bisnipotino di Nizhinskij. E chi lo ha visto in “Spectre de la rose”, in Scala o in Brasile, conferma. Come Albrecht in “Giselle” a una pomeridiana per le scuole ha convinto e conquistato, così come il tormentato e perdente Lenskij in “Onegin”. Recentemente è stato anche Jean de Brienne nell’ultima replica di “Raimonda” il 13 ottobre accanto alla deliziosa Petra Conti.

Anche se da protagonista, non è un grande ruolo, ma testimonia la fiducia in lui da parte di Machar Vaziev, direttore del ballo, che ha individuato in Scala un gruppo di giovani su cui sono puntate molte speranze e che sono stati massicciamente utilizzati nelle repliche di “Raimonda”: Vittoria Valerio, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Federico Fresi, Lusymay Di Stefano. E poi naturalmente Petra Conti e Eris Nezha.

Coviello, come è nato l’amore per la danza?

“Avevo iniziato in una scuola di Potenza, poi un ex primo ballerino del teatro dell’opera di Roma, Salvatore Capuozzi, mi ha notato e mi ha consigliato di studiare in una scuola professionale. Mi ha indirizzato verso l’opera di Roma. Così ho fatto l’audizione e a dieci anni mi hanno preso”.

Sapeva già che la danza sarebbe stata la sua professione?

“A 9, 10 anni ancora no. Non sapevo che sarebbe diventato il mio lavoro e la mia passione, ma mi piaceva già molto, come la musica”.

A 10 anni a Roma. È stato in collegio?

“Ho vissuto con i miei nonni che si sono trasferiti da Potenza a Roma con me. I miei genitori avevano impegni di lavoro. I nonni erano pensionati. Sono stati con me per sei anni sino all’ottavo corso. L’ultimo anno invece ho vissuto con un mio compagno di scuola”.

Poi l’audizione alla Scala ed è entrato nel corpo di ballo. Ci resterà per molto? La promuoveranno presto?

“Non lo so proprio. È presto per parlarne”.

Nella tournée a Mosca ha fatto Oberon in “Sogno di una notte di mezza estate” al Bolshoj, come è andata?

“Per noi ballerini il Bolshoj è un mito. Ero agitatissimo”.

Come arrivato al ruolo di Albrecht?

“È difficile a livello interpretativo. Ci sono arrivato studiando con i maitre della Scala, mi ha seguito molto il maestro Vaziev. Ho guardato video, letto molto”.

Poi è stata la volta di Lenskij...

“Anche qui mi è servito seguire i video, leggere il poema di Pushkin. Ci sono arrivato per strade diverse”.

Conta di più la tecnica o l’interpretazione?

“La tecnica è la base, però con l’interpretazione arrivi più facilmente al pubblico, anche quello che non ha una grande conoscenza di danza”.

Più classico o contemporaneo nel suo futuro?

“Più classico, dopo otto anni di studio è fondamentale. Contemporaneo ho fatto poco, appena qualche concorso”.

Va al cinema?

“Ho visto Batman”.

Quando non balla cosa fa?

“Dopo una giornata di lavoro sistemo casa, faccio la spesa, vado in palestra. Quando ho tempo sto con gli amici”.

Un coreografo con cui vorrebbe lavorare?

“Forsythe”.

Un ruolo che le piacerebbe?

“Romeo”.

© Riproduzione riservata

ldp-2024trinitylaban-2024nod-2024cbsf-itajoffrey-2024artemente-audizioni-2024opus-2024
ldp-24

Vedi anche...