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Ancora su "Sylvia": ne parliamo con Rhodes, Spinatelli, Arduino e Coviello

Alla Scala per l’apertura di stagione di balletto dal 17 dicembre

Di Maria Luisa Buzzi 13/12/2019
Ancora su "Sylvia": ne parliamo con Rhodes, Spinatelli, Arduino e Coviello
Ancora su "Sylvia": ne parliamo con Rhodes, Spinatelli, Arduino e Coviello

MILANO Sylvia torna a risplendere in scena, nella recentissima versione di Manuel Legris, creata per il Wiener Staatsballett di cui da nove anni è direttore, per l’apertura della Stagione di Balletto 2019/2020 del Teatro alla Scala.

Ispirato al dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso, Sylvia ou la Nymphe de Diane andò in scena all’Opéra di Parigi nel 1876 con l'italiana Rita Sangalli nel ruolo della protagonista. Tra fasti mitologici, ninfe, satiri, pastorelli e dei dell’Olimpo, fu la straordinaria partitura di Delibes a trionfare: raffinatae ricchissima nei ritmi, armonie e melodie, ebbe in Čajkovskij un convinto ammiratore. Nel solco della tradizione francese, Manuel Legris crea nel 2018 la sua versione, dando nuova vita e nuova veste a uno dei grandi classici dell’Ottocento, con freschezza ed energia, caratteri forti e virtuosismi, esaltati dall’allestimento di Luisa Spinatelli, di grande impatto visivo.

Coprodotta con il Teatro alla Scala, Sylvia arriva ora al Piermarini, dal 17 dicembre al 14 gennaio, con Martina Arduino e Nicoletta Manni e Maria Celeste Losa nei ruoli del titolo e Claudio Coviello, Marco Agostino e Nicola Del Freo in quello del pastore Aminta.Sul podio Kevin Rhodes, scene e costumi di Luisa Spinatelli.

Come è noto sul numero in edicola di Danza&Danza (novembre/dicembre) abbiamo dedicato al titolo ottocentesco e alle sue rivisitazioni novecentesce un esteso speciale coronato dall’intervista a Manuel Legris sul lavoro e l’attività da direttore a Vienna nonché sul suo ‘essere coreografo’ amante dei classici.

Ieri abbiamo incontrato il direttore d’orchestra Kevin Rhodes e Luisa Spinatelli, scenografa e costumista della produzione: “La musica di Léo Delibes è straordinaria e Tchaikovsky ne fu il primo entusiasta recensore. Non si tratta di un’orchestrazione per balletto, ma di una vera e propria partitura per balletto con sole due interpolazioni, una di Minkus e una tratta da Coppélia. Molte le sfumature interpretative dei personaggi come ad esempio la traduzione in musica della forza e della decisione di Sylvia, caratterizzate con un'orchestra infuocata con tanto di corni da sembrare  Wagner. Al contrario la prima variazione del pastore Aminta - tenero innamorato - è sul flauto e due clarinetti. Aggiungo anche che nella mia esperienza da direttore ormai trentennale raramente mi sono trovato così bene in una produzione. Alla Scala c’è uno staff perfetto, attendo con impazienza il debutto”.

E Luisa Spinatelli incalza: “Musica e coreografia in questo balletto sono così belle … Non ho optato per una ricostruzione del balletto romantico, piuttosto per un gioco di riferimenti. I tre atti sono stati suddivisi nella mia concezione secondo tre elementi naturali: l’acqua, il fuoco e l’aria per il terzo. Si tratta di un gioco di immagini per poter svuotare lo spazio scenico per la danza (i ballerini chiedono sempre di avere tanto spazio intorno!) e giocare poi su un impianto scenico costruito dall’alto come i tulle per riprendere gli elementi boschivi del dramma pastorale. E’ stato un vero lavoro di team con Manuel. Lui forniva indicazioni precise e io portavo i miei suggerimenti raccolti esplorando l’intera pittura del ‘300 e del ‘400 e l’orto botanico dell’Accademia di Brera. Da lì è venuta la simbologia dell’alloro con cui il mago ‘resuscita’ Aminta, ma anche i dettagli e le decorazioni, fatti a mano, su ciascun costume. In questo balletto mi sono sbizzarrita sugli elementi decorativi che sono ‘di servizio’ al balletto”.

In chiusura Martina Arduino e Claudio Coviello, protagonisti al debutto. 

“Felicissima e onorata di questo ruolo affidatomi ‘alla prima’ - racconta Arduino - grandioso e speciale che ho amato sin dal primo momento. Sylvia è una donna forte al tempo stesso sensibile e nella danza si richiede questo cambiamento di stato dalla potenza al cuore. Fedele al voto di castità fatto alla dea Diana, la sua dolcezza si svela pian piano e la forza dell’amore le fa superare tutte le difficoltà. Sono felice di condividere questo debutto con Claudio”. Che ribatte: “Aminta è uno dei pochi personaggi ‘mortali’ del balletto. E nonostante sia un pastore ha l’animo nobile del principe. Amo l’adagio di apertura con cui prego Eros affinché Sylvia si innamori di me. Sento il ruolo molto vicino alla mia sensibilità, ma questo balletto ha una forza speciale perché coinvolge tutti, è un titolo corale con moltissimi ruoli e danze di gruppo e tutta la compagnia deve fare bene”.



 

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