Fantasticare sul confine: Lia Rodrigues a Roma
08/10/2025
ROMA Torna a Roma, il 10 e l’11 ottobre al Teatro Argentina, dopo aver conquistato il pubblico con il suo Furia, la coreografa brasiliana Lia Rodrigues per presentare in prima nazionale la sua ultima produzione Borda. Lo spettacolo è inserito nella quarantesina edizione di Romaeuropa Festival in collaborazione con Fondazione Teatro di Roma.
Con una lunga carriera internazionale alle spalle, dal 2004 Lia Rodrigues unisce creazione artistica e attività pedagogica nella favela di Maré - una delle aree più popolose di Rio de Janeiro con oltre 140 mila abitanti - dove ha sede la Lia Rodrigues Companhia de Danças giunta al suo trentacinquesimo anno di attività. Borda è stato sviluppato nel corso di sei mesi di lavoro al Centro de Artes da Maré, sede e laboratorio creativo della compagnia, situato nel cuore della favela. In questo spazio, da anni punto di riferimento per la formazione e la produzione artistica della comunità, Rodrigues ha condotto un processo di creazione collettiva che ha coinvolto danzatori professionisti e non professionisti, intrecciando pratica artistica e impegno sociale.
Le intenzioni dell’artista sono manifeste fin dal titolo. In portoghese borda deriva dal verbo bordar, che significa ricamare, arricchire, decorare, valorizzare, elaborare; ma indica anche confine, margine, limite, barriera, frontiera - tutto ciò che separa. Eppure i confini, suggerisce Rodrigues, non sono linee immobili: sono spazi attraversati da movimenti e scambi, da una continua mescolanza di identità, profumi, suoni, linguaggi e rituali. È in questa soglia viva che l’artista colloca la propria ricerca, dove tradizione e innovazione si incontrano e i rituali ancestrali dialogano con le forme della vita urbana contemporanea. Ma c’è anche una dimensione più immaginativa: borda infatti, in senso figurato, significa “fantasticare”, usare l’immaginazione per intensificare sogni, favole, miraggi e oltrepassare i confini. Il margine diventa così uno spazio in cui culture e discipline si intersecano per generare attriti creativi piuttosto che conflitti. Ed è proprio nel solco di questa ambiguità che Lia Rodrigues costruisce la sua performance, intrecciando paure e speranze, identità e movimenti in continua trasformazione insieme ai suoi collaboratori.
"Attraversare un confine è prima di tutto un processo interiore, un limite che superiamo dentro di noi - è così che avviene la trasformazione, la transizione, tutto ciò che ci spinge a passare da un luogo all’altro, da uno stato all’altro, da una prospettiva all’altra. I confini immaginari ci portano in luoghi porosi, popolati da flussi nomadi, sogni e alterità. Tra i diversi significati di “borda”, quello che mi interessa di più è quello che si riferisce ai margini, a quelle zone di biodiversità così ricche e resilienti", ha affermato l’artista.
Sulla scena nove performer danno forma a sequenze in cui i corpi si aggregano in masse organiche per poi sciogliersi in movimenti individuali ed esplosivi. I performer attraversano spazi in cui sogni e memorie si intrecciano e si reinventano in un nuovo arazzo di corpi e materia, tessuti e plastiche che si fondono e si separano per dare vita a tableaux vivants di grande potenza visiva. Spiega Rodrigues: "Lo sviluppo di Borda è iniziato quando ho riunito in scena quasi tutti i costumi che avevamo utilizzato nei nostri 35 anni di spettacoli, persino quelli di May B - lo spettacolo che Maguy Marin ha rimontato per noi nel 2017 - fino ad arrivare alle plastiche usate in Pindorama. Ho ridato vita a tutti questi oggetti e costumi e mi sono detta: “Creeremo un mondo con tutto questo!” Utilizzando tutti questi elementi che erano rimasti con noi dopo la conclusione delle nostre creazioni, alcuni dei quali giacevano nelle mie valigie da anni, abbiamo cominciato a ricamare e a creare personaggi che formano una sorta di organismo in cui ognuno dipende dall’altro. Si tratta del rapporto che abbiamo con tutti questi oggetti e costumi, ma anche del modo in cui i danzatori costruiscono le loro interazioni. Va anche sottolineato che Borda è la continuazione di Fúria (2018) ed Encantado (2021), costituendo così la parte finale di questo trittico. Per me, è come se due pianeti fossero collassati e avessero dato vita a Borda, anche se molte delle altre creazioni della compagnia sono presenti in questo spettacolo in modo meno esplicito".
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