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"Rodin e la Danza": una liaison in mostra al Mudec

Di Maria Luisa Buzzi 30/11/2023
"Rodin e la Danza": una liaison in mostra al Mudec
Auguste Rodin Movimento di danza I con testa della Donna slava, 1911 Terracotta, 35,2 x 19,7 x 12,5 cm Parigi, Musée Rodin © agence photographique du musée Rodin - Jerome Manoukian

MILANO Al grande scultore francese Auguste Rodin (1840-1917) nel 1898 fu presentata Loie Fuller, danzatrice della luce, pioniera del moderno e intraprendente impresaria di spettacolo. Grazie a lei entrò poi in contatto con l'attrice e danzatrice giapponese Hanako, divenuta in seguito sua musa, e con la più celebre star dei salotti parigini dell'epoca: Isadora Duncan. Interessato da sempre allo studio del movimento anche nella materia, così come dal desiderio di rappresentare il gesto senza ‘fermarlo’ (diceva: "anche nelle mie opere in cui l’azione è meno marcata, ho sempre cercato di inserire qualche indicazione di gesto: solo molto raramente ho rappresentato il riposo completo; trasmettere i sentimenti intimi attraverso la mobilità dei muscoli”), Rodin a partire dal 1900, anche grazie a questi incontri a cui si aggiunge quello con Alda Moreno, acrobata e danzatrice dell’Opéra-Comique, compagna e modella dello scultore Jules Desbois, approfondì indefessamente il tema del movimento.

Di questo e molto altro racconta Rodin e la Danza, la bella mostra da vedere assolutamente al MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, allestita fino al 10 marzo 2024 a cura di Aude Chevalier, Elena Cervellati, Cristiana Natali in collaborazione con il Museo Rodin di Parigi. Sviluppata in tre sezioni, tra storia e contemporaneità, la mostra propone al visitatore un percorso assai intrigante mettendo in relazione le opere dell’artista anche con l’arte del sud est asiatico (in linea con la mission del Museo milanese) che tanto lo incuriosiva. Rodin vide infatti all’Esposizione Universale di Parigi le danze cambogiane e ne rimase folgorato.

Il visitatore è condotto da un allestimento multimediale nella vita e nella produzione teatrale coeva allo scultore prima di entrare in contatto con le sue opere sul movimento che sono il cuore pulsante dell'esposizione: quindici statuine di danzatrici, per la prima volta esposte in Italia, dedicate dall'artista francese a "Movimenti di danza" messe qui a confronto - nel bel allestimento creato dalla studio di design Dotdotdot - con una selezione di disegni incantevoli e cinque fotografie. Poi i curatori conducono il visitatore ad esplorare le relazioni tra Rodin e la cultura del sud-est asiatico, in particolare con la danza cambogiana e la contaminazione tra arte occidentale e sud-est asiatico in ambito performativo e teatrale nonché l’influenza che questa ebbe su un sostanziale ripensamento del concetto di corpo in movimento all’interno della sua personalissima ricerca artistica. In mostra una collezione di oggetti provenienti da collezioni museali etnoantropologiche italiane come stampe e piccole sculture, strumenti musicali e marionette. Il percorso si chiude nella stanza dell'eredità di Rodin messa in danza oggi dove troneggiano i video in loop di estratti da opere di coreografi del nostro tempo a partire da Boris Eifman (Rodin, 2011), Anne Teresa De Keersmaeker (Dark Red-Beyeler, 2021), Anna Halprin (Journey of Sensuality, 2014), Roberto Zappalà (I am beautiful, 2016), Julien Lestel (Rodin, 2021) e Alessandra Cristiani (Naturans da Auguste Rodin, 2022). Da aggiungere ci sarebbe stato anche il lavoro del madrileno Sergio Bernal creato nel 2022 e ispirato da tre celebri sculture di Rodin. Chissà se il Mudec non abbia intenzione di invitarlo per una o più performances live nelle sue sale prossimamente.

 

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