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44° Oriente Occidente: festival plurale sulle questioni di oggi

20/08/2024
44° Oriente Occidente: festival plurale sulle questioni di oggi
Leila Ka "Maldonne" (ph. Nora Houguenade)

ROVERETO Più di 40 eventi in nove giorni di Festival tra spettacoli e conferenze con artiste, artisti e compagnie provenienti da 15 diverse nazioni. Il 44° Oriente Occidente Dance Festival conclude il suo viaggio nei Mediterranei con uno sguardo sempre più ampio, questa volta dedicato alle relazioni che si intrecciano e ai nuovi equilibri che si vanno costruendo.

Dal 30 agosto al 7 settembre un festival plurale che lascia spazio alla contraddizione, interrogandosi su temi come identità, appartenenza, riconoscimento, rappresentazione, voglia di riscatto, nuove utopie, mettendo in discussione i punti cardinali, il senso di centro e di marginalità, andando alla ricerca di quali relazioni oggi determinano gli equilibri. 

"La programmazione artistica affronta i temi della contemporaneità – spiega  il direttore artistico Lanfranco Cis – mettendo in discussione i punti cardinali, interrogandosi sulla disparità nella distribuzione delle risorse del pianeta, provando a decolonizzare lo sguardo sul mondo. Crediamo che per fare questo serva fare pace con la Terra, avviare pratiche di ecologia ambientale e sociale. Teoria e pratica del dialogo si uniscono nello spazio del narrare e crediamo che la cultura, la danza, l'arte e la musica possano offrire proprio questo spazio".

Prospettive inedite arrivano anche grazie alla collaborazione con Asia-Europe Foundation (ASEF) che presenta per la prima volta in Italia Asia-Europe Cultural Festival, un “festival nel festival” che tesse relazioni tra Asia ed Europa attraverso la cultura. Tra le proposte di questa sezione The Rite of Spring di Seeta Patel, rilettura della Sagra della Primavera di Igor Stravinsky in chiave Bharatanātyam.

Protagonista è la danza internazionale di grandi coreografi e coreografe quali Sidi Larbi Cherkaoui (Nomad), Leïla Ka (Maldonne, vedi intervista e recensione su D&D n. 316), Thomas Lebrun, che dopo un periodo di ricerca sul campo rappresenta sul palco la comunità Muxes del Messico, considerata emblematica di un vero e proprio terzo genere. Torna al festival anche Dorothée Munyaneza, coreografa di origini ruandesi di base in Francia, con il debutto di umuko, un lavoro con cui va alla ricerca delle sue origini con giovani artisti. Lo spettacolo è accompagnato da un’intera giornata dedicata al Ruanda 30 anni dopo il genocidio del 1994.

Anche la scena contemporanea italiana è protagonista con artisti, artiste e compagnie come Carlo Massari (Strangers in the night), Compagnia Abbondanza/Bertoni (Viro) e Aristide Rontini (articolato progetto intorno a Pasolini), coreografo sostenuto dal progetto Europe Beyond Access, che invitano a scoprire opere molto diverse tra loro, ma legate dalla necessità di approfondire le dinamiche sociali contemporanee. 

Il Festival nella sua sezione OFF occupa spazi non teatrali e si incontrerà come sempre tra le piazze e i musei della città. Mescola danza e circo Piergiorgio Milano in Fortuna per raccontare la storia di un naufragio al contrario. D.Arte, nasce dalla relazione tra il Festival e il Museo che diventa da spazio espositivo a performativo grazie agli interventi di Lucrezia Gabrieli, Francesca Bertolini, Sebastiano Moltrer e Morgana Furlani. A riempire gli spazi del Mart anche la musica, con Bridge di Siong Leng e Tempo Reale, che combina l’elettronica contemporanea con la musica popolare cinese Nanyin, e la chiusura del Festival, con il concerto della band Pacha Kama, che trasformerà il Giardino delle Sculture una dancehall per una festa latina.

Un ciclo di conferenze e talk arricchisce la proposta culturale del Festival, esplorando le stesse tematiche affrontate in scena. La rassegna Linguaggi si concentra sulle relazioni anche come scelta di metodo oltre che di contenuto, presentando sette incontri in forma di dialogo tra ospiti con esperienze e punti di vista diversi come Nello Scavo, Jennifer Guerra, Fabrizio Maronta, Lina Simons.

 

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