News

Maguy Marin e il nuovo "Deux mille vingt trois" al Reggio Parma Festival

Di Maria Luisa Buzzi 15/11/2023
Maguy Marin e il nuovo "Deux mille vingt trois" al Reggio Parma Festival
"2023" di Maguy Marin (ph. Blandine Soulage)

PARMA/REGGIOEMILIA Il Reggio Parma Festival 2023, dedicato a Maguy Marin, entra nel vivo tra novembre e dicembre con la presentazione di tre lavori storici della coreografa - Singspiele (2014), Nocturnes (2012), Umwelt (2004) - e la novità DEUX MILLE VINGT TROIS (Duemilaventitré), in prima nazionale al Teatro alla Cavallerizza di Reggio Emilia il 18 e 19 novembre. Un lavoro che ancora una volta entra nel tempo presente e denuncia, come racconta l’autrice: “Siamo inclini a cercare il consenso, il compromesso, a conformarci e allinearci con la maggioranza. Pensiamo di essere liberi invece… e per evitare il conflitto tacciamo”. E continua: “L’immagine del corpo nella società, il corpo sociale, i corpi sociali sono sempre adagiati su un modello performante. Il corpo che fa sport, che mangia sano, esteticamente curato: viviamo in una società in cui c’è una dittatura della buona salute. Sebbene la danza veicoli questo tipo di energia del corpo, per me non è soltanto questo. A me interessano i corpi colpiti dalle ingiustizie, che faticano ad arrivare a fine mese, che non hanno i soldi per mangiare sano, per iscriversi in piscina e fare sport e il loro appartamento è troppo piccolo per l’esercizio fisico. Corpi ridotti solo a vivere, sopravvivere. Il contrario di un corpo glorioso. Di questo parlo in DEUX MILLE VINGT TROIS”.  

Una marea di fonti di riflessione hanno accompagnato il processo creativo a partire dagli scritti di Annie Le Brun e Juri Armanda (Ceci tuera cela), dai documentari di Adam Curtis (Hypernormallisation o The century of self), ma nelle note della coreografa troviamo citato anche Bertold Brecht e il grande attore comico Karl Valentin. “I temi del corpo glorioso e della nuova economia dello sguardo dettata dalla rivoluzione tecnologica non mi impediscono di essere ironica - dichiara Marin -  a tratti cinica e Bertold Brecht in questo è un modello anche se il riferirsi a lui riguarda forse più la mise en espace, l’emozione che possiamo sentire sulle cose, nominandole per quello che sono, l’intelligenza della comprensione reciproca, il lavoro analitico”. E quando le chiediamo se in quarant’anni le urgenze tematiche sono cambiate Marin risponde: ’Di certo non erano corpi gloriosi quelli messi in scena in May B, effettivamente credo di non aver mai abbandonato questa linea in quarant’anni, con la differenza forse che oggi è ancora più urgente di quarant’anni fa parlarne. I nostri corpi sono divenuti oggetti di sorveglianza, filmabili, registrabili in ogni momento. Il culto dell’immagine senza contemplazione, che incalza ci illude di avere scelta, di essere liberi. Inoltre ogni giorno sentiamo storie terribili, di sopravvivenza, di corpi abbandonati in mare; sono scandalizzata dalla politica, per questo cerco costantemente di dare una forma alla mia collera nei confronti delle ingiustizie sociali. Non voglio smettere di sollevare la questione dell’implicazione politica nel contesto dell’arte contemporanea. Poetica e Politica fino a quando il divario sociale tra ricchezza e povertà non sarà colmato”.

 

 

© Riproduzione riservata

nidplatform-2024amat-scala-2024trinitylaban-2024cbsf-itajoffrey-2024rami-2024lostmovementartemente-audizioni-2024opus-2024

Vedi anche...