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E’ Benjamin Millepied il successore di Lefèvre alla guida del Balletto dell’Opéra

Sarà in carica dall’ottobre 2014

Di Sergio Trombetta 24/01/2013
E’ Benjamin Millepied il successore di Lefèvre alla guida del Balletto dell’Opéra
E’ Benjamin Millepied il successore di Lefèvre alla guida del Balletto dell’Opéra

 Il nome, scelto di concerto fra Nicolas Joel e Stéphane Lissner (cioè attuale e prossimo direttore della Grande Boutique) è di quelli che soffocano sul nascere qualsiasi anche minimo tentativo di mugugno. E stoppano le pretese di tutti gli aspiranti della Maison: cioè, almeno, Nicolas Le Riche, Laurent Hilaire e Manuel Legris.

Una coreografia di Millepied l’hanno vista tutti o quasi. Per lo meno quanti hanno visto il film di Aronofsky “Black Swan”. I brani dal “Lago dei cigni” li aveva coreografati lui. E mentre era sul set ha pensato di allacciare anche una relazione con la protagonista Natalie Portman. Con la quale si è sposato e ha già avuto un pupo.

Ma è tutto il “cursus honorum” di Millepied che è da manuale. Il giovanotto non sbaglia una mossa. Nascita a Bordeaux, infanzia in Africa, mamma insegnante di danza, studi al Conservatorio di Lione, uno stage alla School of American Ballet dalla quale passa al New York City Ballet (era un danzatore strepitoso) dove diventa Principal nel 2002. Ma intanto incomincia a coreografare. Nei posti giusti e per le persone giuste. Una sequela di teatri importanti e un solo per Baryshnikov, di pregevole fattura, che lo vuole come coreografo residente al suo Arts Center di New York.

Ma l’esposizione mediatica se la guadagna quando Aronofsky lo invita a lavorare in “Black Swan” e conosce la Portman. Da quel momento la carriera prende il volo. Lasciata l’attività di ballerino, fonda una compagnia, la “L.A. Dance Project”, gira film di danza, è uomo immagine per un profumo di Saint-Laurent e per Air France. Dal 2010 è “Chevalier des Arts et des Lettres”. La sua nomina è stata anticipata ieri da una intervista al “New York Times”. Non a “Le Monde” o al “Figaro”. Per non fare torti.

Qui, fra le altre cose, dice di voler dare spazio ai talenti coreografici dell’Opéra, dove “Sino ad oggi nessun grande coreografo ha avuto modo di emergere”. Che vuol dire due cose. Non vedremo più quelle mappazze realizzate dalle étoile sull’orlo della pensione: Belarbi, Le Riche, Martinez, Gillot. Fra le stesse étoile si è subito fatto degli amici.

All’intervistatrice che gli chiede se non pensa che la sua nomina possa causare risentimenti risponde “vedremo”. Di una cosa può star tranquillo. All’opéra non regolano i conti gettando acido in faccia. Come adesso va di moda nel mondo della danza.

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