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Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Risponde Lanfranco Cis, direttore artistico di Oriente Occidente

05/04/2020
Coronavirus: quale impatto sulla danza?
Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Lanfranco Cis, il settore/spettacolo quali risorse (non solo economiche) potrà mettere in campo per superare la crisi?
Troppe volte abbiamo sentito ripetere che è la cultura per prima che ci aiuterà ad uscire dalle varie crisi (politiche, economiche, sociali). Ma la crisi che stiamo attraversando intreccia troppi aspetti (da quello sanitario, a quello sociale, a quello economico). Troppi e troppo profondi. Ci mancano ancora moltissimi elementi, fattuali e temporali (ad esempio: quando sarà il Dopo?) per valutare. La crisi di oggi con ogni probabilità trasformerà lo stesso processo creativo, la sensibilità dei creatori. E questo sarà il segno profondo che la cultura lascerà al “dopo” coronavirus. È davvero troppo presto, e persino inopportuno, ragionare oggi su cosa accadrà dopo. Lorenzo Ghiberti nei suoi Commentariscrisse: “Vide Giotto nell’arte quello che gli altri non agiunsono. Arrecò l’arte naturale e la gentileza con essa, non uscendo delle misure. Fu peritissimo in tutta l’arte, fu inventore e trovatore di tanta doctrina la quale era stata sepulta circa d’anni 600”. Aggiunge Giovanni Boccaccio, nel Decameron(VI, 5): Giotto riportò la luce dell’arte a Firenze: “Avendo egli quella arte ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d’alcuni (…) era stata sepulta, meritatamente una delle luci della fiorentina gloria dir si puote”.
Ecco la grande, visionaria capacità dell'arte: riscoprire una luce nuova che per tanto tempo era rimasta “sepulta”. 

Lo spettacolo/la cultura in un momento di gravissima crisi sanitaria come quello che stiamo vivendo diventa un settore di "secondo piano" per non dire 'superfluo'. E' realmente così?
Tante cose risulteranno superflue dopo questa tragica esperienza. Ne usciremo tutti profondamente cambiati (compreso la creazione artistica). E questo, come tutti i passaggi epocali, sarà il segno che l'arte lascerà come testimonianza e memoria. L’essere umano si è trovato costretto a fronteggiare le epidemie sin dall’alba dei tempi. L’arte, in qualità di strumento di racconto della realtà, non si è mai sottratta dal compito di svelare al mondo gli effetti che queste hanno suscitato sugli uomini.
È pensabile che dopo un disastro di queste dimensioni (e non soltanto dal punto di vista, sanitario, economico, sociale e politico) potrà essere come prima? Forse fra qualche anno, nei libri di storia, questo 2020, verrà considerato una data-frattura nella nostra illusoria idea di una continuità del Tempo e del Progresso.

Quale impatto sta avendo sulla vostra attività/programmazione di Oriente Occidente l'epidemia di coronavirus?
Siamo in una fase di grande incertezza. Per ora con il programma del Festival siamo in stand by: attendiamo l'inizio di maggio per prendere qualsiasi decisione. Qualsiasi soluzione alternativa mi sembra francamente prematura. Troppe incertezze incombono su tutti noi. E' evidente che se i provvedimenti di distanziamento sociale dovessero prolungarsi anche negli altri Paesi, in quel momento sarà presa in considerazione una nuova programmazione. Quale sarà la mobilità permessa a compagnie provenienti dalla Spagna, dalla Gran Bretagna, dalla Cina, dalla Francia? Oggi non possiamo saperlo. E le Compagnie di quei Paesi fino a che punto avranno potuto realizzare le nuove produzioni? Siamo costantemente in contatto con loro. Ma come possiamo ben immaginare, anche loro si muovo tra mille difficoltà e incertezze. Ci preoccupano meno le eventuali, necessarie riduzioni dei posti nei teatri. E' chiaro che ci sarà una riduzione dello sbigliettamento, con un relativo calo delle entrate. Ma dal punto di vista della rendicontazione ci auguriamo che Ministero ed Enti Locali possano modificare i criteri valutativi.

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