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Marco Berrettini ospite di Xing

29/08/2024
Marco Berrettini ospite di Xing
"El Adaptador" di Marco Berrettini

BOLOGNA E' una prima italiana quella di Marco Berrettini ospite di Xing il 12 settembre al nuovo Hole di Bologna (piazza della pace, h. 21.30): El Adaptador

ll coreografo Marco Berrettini e la danzatrice Nastassja Tanner hanno opinioni differenti - anche molto differenti - su parecchi argomenti, forse perché appartengono a generazioni diverse. Tutto questo è al servizio di una performance che cerca uno stato di crisi, di tensione, simile alla corrida. Se il coreografo trae ispirazione da questa tradizione sempre più controversa, la sua intuizione nasce soprattutto dai cambiamenti che osserva come uomo bianco cis** etero nella nostra cultura e nella nostra società occidentale che non capisce, che non capisce più. Di fronte alle contraddizioni delle relazioni umane contemporanee, come esorcizzare tutta la rabbia di un eterno disadattato che è diventato improvvisamente un boomer frustrato? Il duo Berrettini & Tanner cerca, attraverso la danza, la musica, canzoni di un cinismo disperato e scene che si dissolvono nel nulla di fatto, di oltrepassare questo crinale, questo confine tra due tempi, due forze opposte. E affronta con umorismo e derisione le nuove stereotipazioni. Probabilmente scopriremo danze vegane che faranno guerra alle danze carnivore, alcuni testi dovranno – senza dubbio – essere censurati dal piglio della cancel culture, altri rasenteranno l’appropriazione culturale, e questo contro ogni previsione.

“Quando ero un bambino  - spiega Marco Berrettini nelle note al lavoro - e circolavano le barzellette su ebrei, italiani, americani, turchi e tedeschi non pensavamo che alterassero il nostro senso comune. Come dice il filosofo Jiddu Krishnamurti: L’osservatore è l’osservato”. Ciò presuppone che siamo sia quelli che si prendono gioco degli altri, sia quelli che ne sono oggetto a loro volta. Certo, il razzismo esisteva, ma stranamente sapevamo distinguerlo, perché il razzismo non aveva umorismo. Ed è così che sono cresciuto, con l’idea che senza umorismo qualsiasi argomento presto appariva sospetto. Oggi non si parla più di scherzi. È tutto il comportamento umano che viene messo in discussione. El Adaptador corrisponde al desiderio di materializzare le osservazioni che ho potuto fare negli ultimi anni. Ho osservato cambiamenti anche nel mondo della danza, in particolare nel modo in cui si giudicano i lavori, non solo in base all’estetica ma anche nei rapporti tra le persone e infine attraverso gli assi tematici e ideologici attualmente considerati legittimi nel mondo dello spettacolo dal vivo. Questi cambiamenti non sono specifici del mondo della danza, si stanno verificando più in generale anche nella nostra cultura e società occidentale. È una rete vasta dove una nuova morale, una certa isteria senza precedenti, generano contraddizioni particolarmente violente, creando nodi sempre più tenaci e difficili da sciogliere. Questo ha gradualmente creato in me una frustrazione, che esorcizzo in El Adaptador.”    

El Adaptador si ispira all'immagine del Matador. Spiega ancora Marco Berrettini: “Ho la sensazione che il Matador, soggetto centrale della Corrida con il toro sacrificato, illustri bene l'idea di contraddizione che punteggia il mio progetto. Il Matador, simbolo dell'eroe, è da diversi anni oggetto di forti critiche: sempre più voci si levano per denunciare questo spettacolo ancestrale che ricorda i giochi romani del Colosseo. Onoriamo il coraggio del Matador mentre deploriamo l'inevitabile sacrificio del toro. Sono molte le persone che trovano nella Corrida una profonda bellezza, ma la cui crudeltà è sempre più scioccante. Ciò che mi preoccupa di questo fronte anti-corrida è che consumiamo ogni giorno milioni di animali allevati in condizioni terribili senza che la maggioranza chieda un boicottaggio. D'altra parte, la lotta del Matador con il toro e il massacro in cui si conclude lo spettacolo sono diventati un'immagine insopportabile. Come se il confronto con la realtà fosse molto più doloroso della consapevolezza del massacro di milioni di polli, maiali, bovini e altri animali dediti al consumo, e che avviene nella perfetta invisibilità delle campagne, mentre l'arena si trova proprio nel il centro di una città. Come opera il nostro spirito di censura? E come affronta il Matador queste crescenti critiche? Sarebbe pronto ad abbandonare questa tradizione profondamente radicata nella cultura spagnola a favore del modernismo dell’ideologia ‘woke’ verso le ingiustizie sociali?”

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