Reviews

La notte di un popolo e di un amore

Les Ballets de Monte-Carlo danzano Ratmansky, Goecke e Balanchine

Di Maria Luisa Buzzi 25/04/2025
La notte di un popolo e di un amore
Les Ballets de Monte-Carlo in "La Nuit transfigurée" di Marco Goecke (Ph. Alice Blangero)

MONTE-CARLO Una dedica al popolo ucraino dal profondo del cuore. “The boy from Kyiv”, ovvero Alexei Ratmansky, come ha titolato Marina Harss la biografia che lo riguarda, ha rimontato per otto danzatori dei Ballets de Monte-Carlo il suo Wartime Elegy (Elegia in tempo di guerra), il toccante brano nato nel 2022 a Seattle per il Pacific Northwest Ballet dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Mai presentato prima in Europa, era il brano centrale del trittico Balanchine/Ratmansky/Goecke proposto da Jean-Christophe Maillot alla compagnia che dirige a Monte-Carlo da oltre tre decadi. Una serata con musica eseguita dal vivo dalla Filarmonica di Monte-Carlo in collaborazione con le Printemps des Arts in cui l’ensemble, abbandonato temporaneamente lo stile e il repertorio della sua guida, si è concentrato su tre coreografi legati da un osmotico rapporto con la musica e dalla sperimentazione sul movimento.

In The Four Temperaments, si sa, Balanchine, nell’affidarsi alla partitura di Paul Hindemith e al racconto astratto dei temperamenti medioevali, ha costruito un balletto in cinque parti come la musica – tre coppie per i tre temi (prima parte) e gruppi con assoli per le quattro tipologie caratteriali – in cui con il solo ausilio di luce e corpi in accademico nero e bianco descrive, con sempre sorprendenti innovazioni sui passi del balletto classico, le sfaccettature umorali variando ritmi, innovando posture, spostando pesi fuori asse in un’ammaliante geografia spaziale. I ballerini monegaschi guidati nell’assimilazione del brano da una inossidabile Patricia Neary trovano al debutto una chiave interpretativa lineare, precisa. Convincono in particolare i due quadri conclusivi con Jaeyong An a brillare nell’assolo maschile iniziale del Flemmatico prima di essere raggiunto da Isabelle Maia, Candela Ebbesen, Portia Adams, Katrin Schrader e il Collerico, in cui tutti e venti i ballerini radunati esplodono energicamente guidati dalla brava solista Juliette Klein.

Su un’immagine-fondale raffigurante un corpo spezzato definito da una linea rossa (da un quadro del pittore ucraino Matvi Vaisberg), tre coppie a terra cercano una rinascita: si apre così Wartime Elegy, balletto in un atto suddiviso in quattro quadri. Ballerine in punta, uomini virtuosi sostengono con un linguaggio accademico rinnovato in velocità e tecnica del pas de deux questo brano in cui devastazione e riscatto coabitano. Aprono e chiudono le note profondamente nostalgiche di Four Postludes for Piano and String Orchestra di Valentin Silvestrov su cui Ratmansky disegna una danza di coppie neoromantica in un tempo sospeso tra unione e separazioni, di cui le reiterate arabesques sono simbolo. La parte centrale è invece una vivacissima variazione su danze di carattere e batterie maschili: lo spettatore è condotto a conoscere l’anima profonda del popolo ucraino e le radici attraverso una danza scandita da forsennati grands jetés e salti su musica tradizionale folk danzata davanti a sfondi fiorati, naif e sgargianti, della pittrice ucraina Maria Prymachenko. Il sipario cala su un’ultima arabesque tenuta fino allo strenuo, davanti a fondale che ricorda la statua della Madre Patria di Kiev mutilata. Simbolo della città, costruita in epoca sovietica, la statua è oggi il vessillo della resistenza all’assedio russo.

Sulle meravigliose note della Notte Trasfigurata di Schönberg, la creazione mondiale di Marco Goecke (La Nuit transfigurée) per sedici danzatori dell’ensemble chiude il programma. Perfettamente adagiati sul peculiare stile graffiante e ossessivo dell’autore di cui in passato hanno danzato altri lavori, i ballerini monegaschi interpretano il viaggio 'nella notte del coreografo' con ammaliante bravura. La notte di Goecke è dominata dai bizzarri influssi lunari e dalla ricerca dell’amore. I versi della poesia di Dehmel che ispirarono Schönberg sembrano qui più vivi che mai (“Più non credevo alla felicità, ma avevo ancora un grande desiderio di vita… E così da svergognata mi sono lasciata prendere da un uomo”) tradotti in uno spirito vitalistico e trasgressivo. Con costante inventiva la coreografia, tra apparizioni e sparizioni dal fondale, incroci casuali, fughe all’indietro, assoli di spalle e incontri inaspettati omo ed etero, tra cinguettii e guaiti, conduce alla liberazione degli istinti e accende l’immaginazione. Anche noi spettatori siamo dentro questo viaggio, carnale e metafisico al tempo stesso, coinvolti nel profondo tanto che alle parole finali della danzatrice rimasta solo in proscenio, “Je te quitte maintenant” (Adesso ti lascio), pensiamo di essere stati abbandonati anche noi dal magico potere della Notte, della Luna e dell’Amore. Bellissimo. 

 

© Riproduzione riservata

ridcccolours-2025interplay-2025opus-2025artemente24-25civitanova-danza-2025
orsolina28-ita

Vedi anche...