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A “Invito alla danza” il presente e il passato

Di Giuseppe Distefano 16/10/2015
A “Invito alla danza” il presente e il passato
A “Invito alla danza” il presente e il passato

ROMA - Era il 1996 quando il festival Invito alla Danza, diretto da Marina Michetti, inseriva all’interno del suo programma un settore riservato alle giovani proposte per offrire un’opportunità a quei coreografi che incontravano difficoltà nel far conoscere il proprio lavoro. Nasceva così il progetto Trenta è bello, il cui titolo si riferiva all’età dei partecipanti che oscillava appunto intorno ai trent’anni. Autori come Michele Pogliani, Milena Zullo, Dino Verga, Mauro de Candia hanno debuttato a Invito alla Danza come coreografi per poi affermarsi come autori o direttori di compagnia. In occasione del suo 25esimo anniversario, il festival, che si svolge tradizionalmente a luglio, ha previsto un proseguimento autunnale delle sue attività con due importanti appuntamenti: i progetti Trenta è bello e Formidabili quegli anni.

Il primo intende promuovere ancora una volta coreografi emergenti. Parteciperanno, nella serata del 16 ottobre presso il Teatro Greco di Roma, i giovani Luca Braccia e Valerio De Vita dell’Accademia Nazionale di Danza, Lorenzo Schiavo  del Centro Professionale Formazione Bartolomei, Federica Galimberti, Mattia De Virgiliis e Francesco Di Luzio, provenienti da un percorso comune di sperimentazione e contaminazione stilistica all’interno del Dance Factory GDO.

Il secondo appuntamento, domenica 18 ottobre, sempre al Teatro Greco, è con lo spettacolo Formidabili quegli anni che ricostruisce un momento importante della nostra storia della danza: l’arrivo in Italia della Modern Dance Americana, diffusa soprattutto grazie alla Compagnia Teatrodanza Contemporanea di Roma e al Centro Professionale di Danza Contemporanea. Dagli anni ’70 in poi Roma fu fucina di creatività e novità diventando riferimento prioritario per la conoscenza e la diffusione della danza contemporanea nei suoi linguaggi fondamentali: tecnica Graham, Limón, Cunningham. I protagonisti di quei giorni, Elsa Piperno, Joseph Fontano e Nicoletta Giavotto, ricostruiscono alcune delle loro coreografie più significative che hanno cambiato il modo di esprimersi in palcoscenico, sia per l’uso di tecniche diverse, ma anche perché hanno realizzato un punto di incontro espressivo fra i diversi linguaggi teatrali: musica, danza, testo recitato, tecniche audiovisive. Il loro lavoro infatti divenne un importante punto di riferimento per la danza italiana. Il progetto, che ha come obiettivo la salvaguardia di una parte importante della storia della danza, rappresenta altresì un’occasione unica per le nuove generazioni, affinché vengano a conoscenza delle loro radici e possano avvalersi nel loro lavoro futuro di questo eccezionale repertorio con cui confrontarsi. Interpreti delle performance i danzatori dei bienni e dei trienni contemporanei dell’Accademia Nazionale di Danza.


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