REGGIO EMILIA - Giselle Anni ‘50, in una casa della ricca società anglosassone dove i padroni sono eleganti wasp e i servitori orientali dagli abiti  tradizionali.

Lo scontro etnico non è solo una bella pensata drammaturgica. È un piccolo miracolo di regia e coreografia questa “Giselle” rivisitata che il Ballet du Grand Théâtre di Ginevra presenterà il 28 febbraio al Teatro Valli di Reggio Emilia, firmato dallo svedese  Pontus Lidberg, una delle personalità di spicco della creatività danzerina nordeuropea.

Il primo atto si dipana in un interno borghese. Lui , Albrecht , è il rampollo dei padroni, lei la figlia della servitù. Lui arriva vestito da tennis, lei ha il capo coperto dal velo. I due si incontrano e si amano in un rapinoso e commovente passo a due. Sulla musica di Adam ovviamente. I due clan si fronteggiano da distante. Giselle non si rende conto che Batilda è la vera fidanzata di Albrecht, pensa che quell’abito da sposa sia per lei e lo indossa. Quando i due clan la vedono scoppia la tragedia e Giselle, con quell’abito da sposa addosso, si spara un colpo con la pistola che ha sottratto a Hilarion, suo fidanzato ufficiale, uomo della security.  

Secondo tempo come un incubo dove le spose morte si moltiplicano, i due amanti infelici tornano a danzare il loro duetto. Finale a sorpresa e rassicurante: tutto torna secondo l’ordine prestabilito.

Per raccontarci questo Lidberg adopera un linguaggio contemporaneo che deve molto a Mats Ek, ovviamente: ci sono echi della sua “Giselle”, ma non è una citazione, è semplicemente l’uso di modi e gesti entrati a far parte dei molti strumenti espressivi della modernità. Belli i passi a due, grande capacità di governare lo spazio e forte fantasia compositiva. Dopo questa puntata a Reggio c’è da augurarsi di rivederlo in altri teatri la prossima stagione.

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