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Al Teatro Astra di Torino lo spettacolo invisibili di Aurélien Bory

05/04/2024
Al Teatro Astra di Torino lo spettacolo invisibili di Aurélien Bory
invisibili (ph. Rosellina Garbo)

TORINO Debutta giovedì 11 aprile, alle ore 20.00, al Teatro Astra di Torino lo spettacolo invisibili di Aurélien Bory, una produzione del Teatro Biondo di Palermo e della Compagnie 111 - Aurélien Bory in collaborazione con Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa.

Dopo il grande successo ottenuto al Théâtre de la Ville - Les Abbesses di Parigi, lo spettacolo di Bory, che prende spunto dal Trionfo della morte di Palazzo Abatellis a Palermo per parlare dei grandi temi della nostra epoca, approda a Torino per la rassegna “Palcoscenico Danza”, dove replicherà fino a domenica 14.

Il progetto, le scene e la regia di invisibili sono di Aurélien Bory. In scena le danzatrici Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi e i musicisti Gianni Gebbia e Chris Obehi. Le musiche sono di Gianni Gebbia e Joan Cambon, le luci di Arno Veyrat.

Aurélien Bory, coreografo e regista francese di fama internazionale, da sempre affascinato dalle contaminazioni linguistiche e culturali, ha realizzato uno spettacolo che nasce dalla sua “infatuazione” per la città di Palermo.

invisibili è il risultato di diversi sopralluoghi del regista in città, di incontri con cittadini e artisti, di riflessioni sull’arte, la storia, le bellezze e le contraddizioni di Palermo. Si tratta di uno spettacolo multidisciplinare di teatro, musica e danza, che a partire dal Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis e da altre suggestioni legate alla città di Palermo, propone un percorso poetico sulla funzione dell’arte, ma anche uno scavo sull’attualità, sulle relazioni, l’identità e la complessità del contemporaneo.

"A Palermo – spiega Bory – l’invisibile risiede nelle tracce sui muri, nelle strade, ma anche nei canti e nei gesti tradizionali degli artisti che incontro. La storia di Palermo è attraversata da importanti sconvolgimenti, cambiamenti di paradigma provocati a più riprese da molteplici capovolgimenti, le cui tracce hanno finito per confondersi. Nel cuore del Mediterraneo, tra l’Africa e l’Europa, Palermo è un crocevia di miti antichi e racconti moderni. Ho intravisto allora la possibilità di uno spettacolo che possa svelare questi spazi invisibili. Ho immaginato un fondale che riproduce il Trionfo della morte nelle sue dimensioni reali, sei metri per sei. L’affresco rappresenta la peste bubbonica, flagello della storia che ha duramente colpito la città di Palermo. Ma l’opera non tratta solo della morte, raffigurata al centro come un impressionante scheletro dalla risata sardonica, in groppa al suo cavallo emaciato, mentre è intenta a scoccare le sue frecce a piacimento e quasi per caso. Si tratta piuttosto della sua rappresentazione. Il pittore ci ricorda che l’arte non esisterebbe senza la consapevolezza della morte e che ricorriamo alle rappresentazioni per parlare di ciò che rimarrà per sempre a noi sconosciuto.

Naturalmente ho immaginato l’affresco nel contesto attuale, che esprime i flagelli della nostra epoca: le morti dei migranti, la guerra, le catastrofi naturali. Sulla tela sono rappresentati artisti, musicisti, danzatrici... Sono esattamente gli artisti che ho incontrato per primi a Palermo. Innanzitutto Gianni Gebbia, sassofonista di fama internazionale, che ha lavorato con grandi artisti. Poi Chris Obehi, cantante nigeriano che ha iniziato la sua nuova vita a Palermo arricchendo il suo repertorio con canzoni in lingua siciliana. E infine le danzatrici, che ho voluto vedere come le figlie di Pina Bausch: Valeria Zampardi, Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi. Con loro l’affresco al centro della scena si anima e, attraverso la loro danza, assume un’altra dimensione. Per gli artisti l’immagine costituisce uno spartito drammaturgico vertiginoso, un insieme di scene invisibili che si offrono alla recitazione, a condizione che le si guardi ancora una volta, prima che l’affresco si sgretoli definitivamente e scompaia per sempre".

 

 

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