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Prove di giovane danza d’autore in Friuli

Di Elisabetta Ceron 21/02/2017
Prove di giovane danza d’autore in Friuli
Prove di giovane danza d’autore in Friuli

Qual è lo stato di salute della danza contemporanea e della ricerca autorale in Friuli Venezia Giulia? Una risposta ci arriva da FOCUS, PROVE DI GIOVANE DANZA D’AUTORE e da Marta Bevilacqua responsabile di questo progetto di residenza coreografica finalizzato a sostenere i giovani del territorio e firmato da a.Artisti Associati, Compagnia Arearea in collaborazione con ERT.

Focus è uno spazio aperto rivolto a 13 artisti, selezionati a mezzo bando/open call, che si è concluso lo scorso 18 febbraio a Gradisca d’Isonzo con la serata FORM-ART in cui sono state presentate al pubblico le loro creazioni in forma compiuta. Chiediamo dunque a Marta Bevilacqua, danzatrice e coreografa di Arearea, di addentrarsi nel quanto sia importante sostenere la creazione sul territorio friulano. “L’urgenza è quella di provare a far in modo che nascano nuove realtà. E’ anche limitante non avere una nuova creazione fresca, giovane e autonoma.” 

Quali i criteri di selezione degli autori da voi coinvolti?
La nostra selezione è stata verso l’originalità dei progetti e sulla sfida, sull’esperienza che gli artisti possiedono; è vero che essere interpreti non è  essere autori e dunque abbiamo privilegiato lo spirito autorale anche perché in vista c’è Anticorpi XL ovvero un network nazionale dove conta molto ciò che si dice e come lo si dice. Non tanto come lo si esegue. 

Guardando il programma, forte è la commistione di linguaggi verso la recitazione, la scenografia, la musica.
Ci siamo accertati che le proposte fossero il più possibile performative e che tenessero insieme la cultura contemporanea del momento per cui passiamo da attori a performer, a danzatori di varia provenienza, più o meno maturi. La sorpresa, aprendo questa ‘call’, è stata quella di trovare danzatori friulani attivi in altre regioni d’Italia, parlo di graditi ritorni come quelli di Isabella Giustina e Gioia Martinelli ormai di adozione fiorentina. Testimonianza dunque di presenze che tornano nel loro territorio originario e dicono qualcosa in più… Come si è sviluppata la residenza/convivenza? E’ stata un’occasione in sé per gli artisti di conoscersi e di confrontarsi tra loro, un momento dove si è imparato a parlare della danza. E’ complicato perché la danza ha un linguaggio, ha un suo codice che spesso viene schiacciato da regole della prosa, del teatro, invece esiste il gesto, il gesto tecnico, il gesto espressivo. Un tavolo di discussione sulla danza urge, è importante che se ne parli, anche per questi neo-autori serve un feedback reale dalla stampa, da chi la danza la segue, la vede e la pratica.

Considerando che il Friuli è tra le ultime Regioni entrate nel Network, il suo giudizio? 
La sensazione da un lato è scoraggiante perché la realtà culturale del nostro territorio guarda ad altri linguaggi e non sostiene questo in particolare, anche se ultimamente - e tale progetto ne è una dimostrazione - si cerca di realizzare degli spazi, zone libere per poter creare. Dall’altro lato è evidente che per ciò che concerne contemporaneo e ricerca in genere il nostro territorio è frastagliatissimo, nonostante la posizione favorevole potremmo fare molto di più e in maniera molto più originale. Ci sono Regioni come Toscana, Emilia, Puglia le quali hanno strutturato dei progetti in tempi non sospetti che danno i loro frutti adesso, noi siamo abbastanza all’inizio. 

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