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La danza a Short theatre

A Roma a La Pelanda e al Teatro India dal 3 al 13 settembre

Di Giuseppe Distefano 01/09/2015
La danza a Short theatre
La danza a Short theatre

ROMA - Festeggia dieci anni il festival Short theatre. E per l’occasione richiama alcuni dei protagonisti che si sono succeduti, a più riprese, sul palcoscenico della rassegna romana diretta da Fabrizio Arcuri.

Col sottotitolo Nostalgia di futuro, tra ritorni e nomi nuovi, scambi multidisciplinari e confronti internazionali, linguaggi performativi e cultori di pratiche contaminate, Short si assesta a vetrina non tanto di tendenze in atto, ma a rappresentare sguardi e suggestioni che possano descrivere un'idea fertile del "fare teatro" oggi guardando al domani e offrendo modelli di confronto con la realtà. In questo orizzonte di inserisce anche la sezione danza, da sempre grande protagonista a Short theatre.

Tra i ritorni c’è Roberto Castello con il debutto del nuovo lavoro in girum imus nocte et consumimur igni (andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco), il 5 e 6 settembre, una creazione sempre sul confine tra danza e teatro. Interpreti, infatti, sono attori e danzatori - Mariano Nieddu, Giselda Ranieri, Ilenia Romano, Irene Russolillo - che, in uno scabro bianco e nero sulle note di una musica ipnotica, inanellano le micro narrazioni di un “peripatetico notturno” illuminato dalla fredda luce di un video proiettore che scandisce spazi, tempi e geometrie. La scena è “un passato senza tempo abitato da un'umanità allo sbando che avanza e si dibatte con una gestualità brusca, emotiva e scomposta, oltre lo sfinimento e fino al limite della trance”. Il titolo, già scelto da Guy Debord per un suo film del 1978, va così oltre la sua possibile interpretazione di metafora del vivere come infinito consumarsi nei desideri, per diventare un'esperienza catartica della sua, anche comica, grottesca fatica.

Nell’ambito del progetto IYMA_International Young Makers in Action, la danza internazionale offre le opere prime di tre giovani coreografi: il marocchino Youness Khoukhou, interprete di Anne Teresa De Keersmaeker, presenta, il 6, la sua prima coreografia Becoming in cui i tre danzatori misurano lo spazio scenico, seguendo delle traiettorie che modificano, accelerano o ripetono il ritmo dei loro passi; l’8, Radouan Mriziga, anch’egli marocchino, ma residente in Belgio, presenta ~ 55, lavoro che ha debuttato a maggio al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles: uno spettacolo "architettonico", in cui il danzatore e coreografo, affascinato dal gesto “artigianale” in cui il movimento “serve per la produzione”, usa il suo corpo come “strumento per produrre movimento”; il 12, dal Canada la danzatrice e coreografa Liz Kinoshita presenta Volcano in cui usa i codici "musicali" degli anni '30, '40 e '50, per riflettere il nostro stile di vita globalizzato “giovanile e artistico”.

La danza italiana è rappresentata da mk di Michele Di Stefano, Virgilio Sieni, Cristina Rizzo, Balletto Civile. Leone d'Argento alla Biennale Danza nel 2014, Michele Di Stefano presenta il breve duetto e-ink (3, 4 e 11 settembre in accoppiata con lo spettacolo BoleroEffect di Cristina Rizzo), quasi un haiku che nasce dalla curiosità per le pratiche antiche dei messaggi oracolari e divinatori che, pur essendo formalmente precisi, sono il prodotto di uno sconvolgimento psichico. Lo spettacolo è il lavoro di esordio della compagnia, riproposto quest'anno per Aterballetto nell’ambito del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography, ideato e diretto da Marinella Guatterini.

Balletto Civile, guidato da Michela Lucenti, racconta con Peso Piuma una sorta di “invocazione, puerile, anacronistica, ridicola, roboante, indicibile” (il 9). Virgilio Sieni propone, il 10, il “solo” Kore con interprete Ramona Caia su musiche di Angelo Badalamenti, Arvo Pärt, Francesco Giomi. Ispirato al testo del filosofo Giorgio Agamben La ragazza indicibile. Mito e Mistero di Kore dedicato al mito di Persefone, rappresenta un manifesto sulla femminilità, ma anche l'impulso a superare tutto ciò che è umano lasciandoci intravedere il viaggio ininterrotto dell’uomo. Tra la figlia e la madre, tra l'umano e l'animale, appare una terza figura che mette in questione tutto quello che crediamo di sapere della femminilità, e più in generale dell'uomo e della donna. Cristina Rizzo propone con BoleroEffect (l’11) il racconto di un percorso che ha la forma di un oggetto coreografico plasmato intorno alla popolare partitura orchestrale di Ravel, ma spostato in un ambiente sonoro da dance hall post-globale, nel tentativo di attivare un luogo di co-abitazione, un luogo utopico della scena dove figura e sfondo perdono i propri limiti, procedendo per rapide dissolvenze. 

Roma 3 > 13 settembre 2015 | A Roma, La Pelanda e Teatro India.

 

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