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Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Risponde Fabrizio Grifasi, direttore di Romaeuropa Festival

31/03/2020
Coronavirus: quale impatto sulla danza?
Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Fabrizio Grifasi,  il settore dello spettacolo quali risorse, non solo economiche, potrà mettere in campo per superare la crisi?
Nonostante la chiusura totale degli uffici e delle sedi di spettacolo, il settore ha reagito con prontezza e grande generosità all’improvvisa emergenza in corso, costruendo una fitta trama di programmi on line in parte basati sui propri archivi e in parte sui progetti originali ad hoc che le varie organizzazioni stanno realizzando permettendo al pubblico da casa di continuare a seguire le proprie attività. Si tratta di una reazione straordinaria che partecipa alla più generale mobilitazione nazionale per costruire un argine immediato ad una situazione inedita e drammatica, nella quale naturalmente la priorità è la salute dei cittadini, degli operatori sanitari e dei lavoratori con le loro famiglie. Sono sicuro che questo sforzo comune di tutto il mondo culturale al fianco dell’intero paese continuerà con ancora più vigore nel futuro per partecipare alla ripartenza e al rilancio nazionale in un clima di accresciuta responsabilità individuale e collettiva.

Lo spettacolo/la cultura in un momento di gravissima crisi sanitaria come quello che stiamo vivendo diventa un settore di "secondo piano" per non dire 'superfluo'. E' realmente così? 
Certamente la priorità è quella della salute di tutti anche al prezzo delle scelte difficili che sono state fatte nelle ultime settimane ed è normale che si stabilisca un ordine di priorità nelle azioni collettive e individuali. Ciononostante la situazione che stiamo vivendo in questo momento, nelle nostre case, con i nostri cari o da soli, ci sta facendo apprezzare il valore del tempo lento, dei pensieri, delle musiche, dei libri, dei film, probabilmente in una dimensione inedita e speciale che si accompagna con le riflessioni che credo tutti noi stiamo conducendo sui ritmi frenetici della nostra “normalità” e su quanto essi comportino in termini di rinunce ad una dimensione più intima e sensibile. Prendiamo questo tempo e il suo uso come un regalo a noi stessi, a cui il valore dell’esperienza artistica nelle sue diverse forme e modalità aggiunge un “qualcosa di speciale” che ci può accompagnare a vivere meglio questo passaggio.

Quale impatto sta avendo il Coronavirus sulla programmazione del prossimo Romaeuropa Festival?
Tutto lo staff del REf sta lavorando da casa per permettere agli artisti e al pubblico di ritrovarsi anche quest’anno come di consuetudine durante oltre due mesi in autunno. Siamo facendo il possibile perché la 35ma edizione del Festival si possa svolgere come previsto, consapevoli che questa sarà in ogni caso una edizione speciale segnata dai drammatici momenti che stiamo vivendo e con la responsabilità di rappresentare un momento collettivo di condivisione che quest’anno assumerà una significato particolare. La nostra speranza è che ci siano le condizioni per un regolare svolgimento non solo del Ref ma dell’intera vita sociale del paese, naturalmente nel rispetto delle condizioni di scurezza degli artisti, dei lavoratori e del pubblico e consapevoli che la complessità di Romaeuropa, con spettacoli provenienti da oltre 20 paesi di cui molti extraeuropei, le molte produzioni ancora in creazione e i numeri importanti della sua frequentazione (oltre 70.000 presenze nel 2019), necessiteranno delle condizioni adeguate per garantirne lo svolgimento regolare.

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