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Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Risponde Roberto Casarotto, responsabile dei programma danza di Operaestate e CSC Bassano

30/03/2020
Coronavirus: quale impatto sulla danza?
Coronavirus: quale impatto sulla danza?

Casarotto, il settore spettacolo quali risorse (non solo economiche) potrà mettere in campo per superare la crisi?
Siamo al lavoro, con artisti e colleghi, proprio su questa urgenza. Osserviamo come cambino le pratiche fisiche, creative, lavorative, di pensiero e comunicazione in tempi di isolamento e restrizioni alla mobilità, discutiamo dell'impatto che hanno sui nostri corpi. Stiamo cercando di trovare - vivendo in prima persona i limiti al contatto tra esseri umani e agli spostamenti - delle opportunità per pensare alla creazione di nuovi spazi in cui sia possibile realizzare nuove forme di connessione, che vadano al di là del tatto. Stiamo sperimentando approcci e processi creativi che permettano di entrare in contatto e sviluppare relazioni, di approfondire le pratiche artistiche che conosciamo, dando vita a nuove forme di accesso alla danza, alla sua pratica e fruizione. La conoscenza degli artisti, delle loro competenze, dei soft skills impliciti alla pratica della danza, sono le fondamentali risorse a cui attingere per rispondere alle contingenze che viviamo e affronteremo. E che sul piano operativo e del "sistema", magari ci porteranno a scoprire nuove modalità di condivisione delle responsabilità e gestione del 'potere' secondo forme più partecipative e condivise.

Lo spettacolo/la cultura in un momento di gravissima crisi sanitaria come quello che stiamo vivendo diventa un settore di "secondo piano" per non dire 'superfluo'. E' realmente così?
La Danza è l'arte che connette, più di ogni altra, le persone al loro corpo e all'umanità: mai come in questi giorni si registra un bisogno di arte e cultura da parte di chi è confinato in casa. Lavoriamo, quindi, per capire come intercettare questa necessità, connessa ora al desiderio di alternative forme di intrattenimento, per avvicinarla alla danza, alla sua pratica e alla sua fruizione. Non solo: mai come in questi giorni c'è un desiderio irrompente di esprimersi, sfogarsi, meditare, consolarsi, connettersi e creare, mentre si insinuano diverse forme di trauma connesse all'isolamento e al contagio con cui, più o meno consapevolmente, dovremo fare i conti in futuro. 
Per questo, in questi giorni, si intensifica il dialogo con scienziati che vedono nella pratica della danza, riconoscendone l'identità artistica, un importante mezzo per ispirare, sostenere, motivare e rigenerare molte delle persone che seguono. Mi riferisco in particolare a medici attivi in campo oncologico e neurologi specializzati nello studio del Parkinson; in particolare, con gli insegnanti Dance Well esploriamo nuove pratiche per proporre task coreografici da svolgere a casa: si tratta di classi audioguidate o di brevi video, mettendo in campo apposite ricerche sul linguaggio verbale, sui tempi, ritmi e modalità di comunicazione. La danza è un diritto dell'umanità.

Quale impatto sta avendo sulla programmazione del festival di Bassano del Grappa, di B.Motion, che erano previsti a luglio e ad agosto, e su altri progetti prossimi già avviati come Aerowaves?​
Abbiamo sospeso le residenze artistiche, ma riusciamo a produrre regolarmente le classi Dance Well in forma audio e video; con i colleghi dello staff esploriamo nuove modalità di lavoro da casa, e di sviluppo di idee e progettualità. Il programma di Operaestate e B.Motion è pronto, ma siamo in dialogo con tutte le parti coinvolte per immaginare possibili riformulazioni per rispondere alle circostanze in cui ci potremmo trovare durante l'estate; inoltre, alcuni progetti europei subiscono dei cambiamenti di programma: siamo in dialogo con i referenti di EACEA per capire insieme come procedere. 
Anche Aerowaves ha pronte due alternative soluzioni per rispondere alla posticipazione del Festival a Rieka e si interroga già sui futuri possibili e sul ruolo di sostegno allo sviluppo professionale di giovani coreografi. 
Personalmente, sto studiando nuove pratiche di lavoro, nuove pratiche per la ricerca, creazione e condivisione di iniziative di danza, nuove pratiche di programmazione. Sto anche esercitando la pratica dell'ascolto, mettendomi in dialogo, tutti i giorni per 2 o 3 ore, con artisti e colleghi che vogliono condividere pensieri, idee, questioni.

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